Faro è un'azienda che si è data l'obiettivo di fare utili, provando a essere socialmente utile.
Utile perché cerca di creare legami.
Utile perché cerca di regalare momenti di effimero piacere sensoriale.
Utile perché cerca di fornire spiegazioni sul mondo gastronomico.
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L'obiettivo comunicativo è duplice:
da una parte vogliamo raccontare le difficoltà della filiera agricola
dall'altra ci piacerebbe spiegare quanto, in questo momento storico,
mangiare con il cervello prima che con la pancia,
sia un vero e proprio atto politico-economico rivoluzionario.
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Comprendere la complessità e il valore del cibo e della sua filiera,
significa analizzare uno di quei settori che porta dentro di sé i caratteri
dello sfruttamento sociale, della superficialità, dell'appiattimento culturale e del consumismo di sistema.
Il caffè oggi, citando "altromercato", è amaro soprattutto per chi lo lavora.
La filiera è lunga e il caffè viene coltivato nella fascia tropicale, in paesi
che per problemi socio economici e politici rappresentano la voce di chi chiede
di guardare tutto sotto un aspetto globale.
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Raccontare significa chiarire.
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Per questo il nostro secondo obiettivo è quello di raccontare la crisi gestionale del modello ristorativo in Italia.
Fatto da stipendi al minimo, gestione commerciale approssimativa,
dodici mila esercizi che chiudono ogni benedetto anno e una politica
che sta a guardare e che ignora completamente i problemi attuali di un settore
che rende il Nostro paese famoso ovunque nel globo e che oggi affronta una vera e propria crisi d'identità e culturale.
Si è passati da un 20% di utile medio, generato a fine anni 90, a un 5% di utile massimo, da indagine FIPE, in questi ultimi cinque anni.
E poche aziende riescono ad arrivare al profitto.
La crisi della ristorazione è mondiale, certo, ma noi che siamo bandiera e simbolo
della cucina nel mondo dovremmo riflettere bene su certi temi.
Faro è una caffetteria che cerca di fare utile e di essere utile.